Scomparso nel 2005 all'età di 84 anni, Giuseppe Patroni Griffi è ricordato come narratore, regista teatrale e cinematografico, drammaturgo, autore di alcuni dei romanzi gay più belli della letteratura italiana. Considerato uno dei massimi esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo nel secondo dopoguerra italiano, la fisicità dei personaggi proletari nei suoi racconti anticipa per molti aspetti l'universo dei Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini. Ma l'omosessualità, tema centrale nella produzione di Patroni Griffi, serve a rappresentare anche altri aspetti e altre sfumature di svariati personaggi borghesi.
Un lungo periodo di attività teatrale e cinematografica è stato vissuto in seguito alla breve stagione narrativa. Patroni Griffi diventa un commediografo di successo e si impone nel mondo dello spettacolo: fu autore e regista, come nel celebre caso di Metti, una sera a cena. Ora il suo testo Persone naturali e strafottenti va in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 9 maggio. Andrée Ruth Shammah lo produce e affida la regia a Luciano Melchionna, che sceglie come protagonista un personaggio famoso, Vladimir Luxuria, a cui affianca Daniele Russo, Maria Luisa Santella e Timothy Martin.
La storia: Napoli, notte di Capodanno. In una stanza presso un’affittacamere, fra festoni e palloncini di carta, si preparano i festeggiamenti: ci sono Violante, la padrona di casa, ex cameriera in un bordello e Mariacallàs, l’affittuario, un travestito che cita Freud. E ci sono due amanti: il nero Byron e il bianco Fred, scrittore arrabbiato l’uno, studente omosessuale l’altro. Un testo ardito e quanto mai attuale, dal linguaggio vivo e colorito in cui i protagonisti sono quattro disperati alla deriva, che esprimono la loro diversità, l'essere esclusi ed emarginati nell’umiliazione, nell’azzardo del piccolo crimine, in un briciolo di disonestà per rubare la sopravvivenza quotidiana. La commedia tragicomica fu scritta nel 1972 e, al suo debutto nel 1974 (interpreti Pupella Maggio, Mariano Rigillo, Gabriele Lavia), quando in Italia l'omosessualità era ancora un tabù, provocò un enorme scandalo.
Oggi un critico de La Repubblica, Giulio Baffi, scrive: "Vladimir Luxuria è una Mariacallàs ironica e cupa, e gioca con questo suo bel personaggio, travestito e mezzana, disperato reietto in abito da sera, lusso sprecato in cerca di amore, altalena di luride pulsioni e sublimi passioni. Timoty Martin dà al suo Byron, intellettuale e 'negro', grinta e furore ribelle. Ma è a Daniele Russo che va il merito di un'inquietante centralità, con il suo Fred smarrito e insicuro, miope e dolorante, sognatore e complice di un desiderio omosessuale sicuro e non nascosto. Insieme vivono la loro notte eroica, come un' apocalisse eccitata, aspettando una guerra da vincere e una felicità che tarda a venire. Di Alessandro Marrazzo la scena è fogna e rifugio da cui potrà uscire soltanto chi è armato di speranza. Divertiti costumi di Michela Marino, musiche di Riccardo Regoli". I tempi son cambiati... davvero?
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